Primo viaggio in moto in due. Abbiamo scelto la Calabria, casa di Davide, per le sue montagne e i suoi km di costa. In particolare il Sud per l’Aspromonte incontaminato e per i continui saliscendi tra la montagna e il mare, con la Sicilia e le sue isole sempre sullo sfondo.
1°-2° giorno - 10-11 agosto, Roccella: la prima tappa è Roccella Ionica per il concerto del Jova Beach Party. Per questo scegliamo l’autostrada per arrivare prima possibile e buttarci nella mischia per il concertone in spiaggia tra un bagno e l’altro. Il secondo giorno lo passiamo in spiaggia, davanti un mare bellissimo (Roccella è bandiera blu) e nel pomeriggio visitiamo il centro storico situato su una rocca che ha dato il nome al paese. Il castello ospita mostre di fotografia e arte contemporanea. Immancabile il panino con la nduja.
3°-4° giorno - 12-13 agosto, Gerace, Capo Bruzzano, Melito: proseguendo sulla 106, la prima tappa è Gerace, un borgo medievale alle pendici dell’Aspromonte con la più grande cattedrale della Calabria, testimone dell’influenza bizantina. Da Gerace si vedono tutta la piana della locride e l’immenso azzurro del mar Jonio. Qualche attimo di panico per la spia della riserva della benzina e nessun rifornimento né lungo la strada né in paese.
Ci rimettiamo in sella e scendiamo nuovamente sulla costa fino ad arrivare a Capo Bruzzano, spiaggia semi deserta di difficile accesso, il posto di mare più bello dove siamo stati.
La giornata si conclude con cena di pesce al lido Sea-Beach a Melito Porto Salvo. Ci rilassiamo qui al mare anche il giorno successivo, ceniamo con una piadina in spiaggia guardando l’Etna!
5° giorno - 14 agosto, Pentedattilo, Roghudi, Roccaforte del Greco, Gambarie: dalla terrazza del nostro b&b si vedono le pendici dell’Aspromonte, affascinante e misterioso luogo oggetto della nostra prossima tappa. Iniziamo da Pendedattilo, il paese a forma di mano (probabilmente deve il nome proprio a questa caratteristica) arroccato a 250 metri dal mare. È un borgo che continua ancora a vivere, seppur solo di giorno. Infatti è stato rivalorizzato con l’idea di affidare le case abbandonate a diversi artigiani che producono utensili e oggetti usati un tempo, con la stessa arte dei vecchi maestri. Un esempio è il plumì, uno stampo in legno che veniva utilizzato dalle donne che portavano al forno del paese per produrre i propri prodotti e marchiarli per riconoscerli.
Lasciamo Pendedattilo e partiamo alla volta di quello che la destinazione più misteriosa del viaggio: Roghudi Vecchio. Un borgo che definire sperduto potrebbe essere un eufemismo. Nascosto, introvabile, lo raggiungiamo dopo una lunga strada che sale con pendenze notevoli, passa da Bova (ultimo centro abitato, distante molti km), ricca di tornanti e con lo Jonio alle nostre spalle. La strada diventa sempre più stretta e sterrata e passa da due attrazioni turistiche: La Rocca di Drago e le Caldaie di Latte. Rocce, che dopo secoli di vento e acqua hanno assunte le forme di testa di Drago e pentole, a cui sono legate diverse leggende tutte ben spiegate da alcune targhe poste sul posto. Dopo tanta strada in salita, inizia la discesa che arriva a Roghudi. Roghudi è un paese che fa parte della cosiddetta area grecale, dove il dialetto è (era) molto simile al greco antico. Fu abbandonato in seguito a due alluvioni che colpirono il paese nel corso degli anni ’70. Il borgo è in cima ad un crepuscolo situato nel letto del fiume Amendolea. Fu abbandonato in tempi strettissimi e molte abitazione sono state lasciate intatte. Per fortuna abbiamo incontrato altri viaggiatori, poiché la suggestione sarebbe potuta diventare paura.
Penultima tappa della giornata è Roccaforte del Greco, primo paese abitato sul versante ovest a cui è collegato Roghudi Vecchio, ma con una strada che peggiora ancora, piena di tratti travolti da frane. Roccaforte è un paesino di 250 anime, probabilmente tutti pastori e contadini con l’unica eccezione di una ferramenta e un market. Ma così alto da vedere il mare, stavolta il Tirreno. Questa è la bellezza di questa difficile montagna.
In serata arriviamo a Gambarie, dopo aver percorso una strada provinciale bella sia per paesaggio che per curve.
6° giorno - 15 agosto, Gambarie, Delianuova: il nostro ferragosto è una scampagnata nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, in particolar modo nella località sciistica di Gambarie, famosa perché dà la possibilità di sciare vedendo il mare. Riusciamo anche a camminare lungo il “sentiero del Brigante” per un kilometro e mezzo e arrivare a metà della pista da sci. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Delianuova, paese in festa perché devoto all’Assunzione di Maria che è la protettrice del paese. Più grande di Roccaforte (3000 abitanti), ci colpisce la piena devozione della gente alla sua protettrice, con tutta la gente in chiesa e per strada, che naturalmente riconosce facilmente noi forestieri.
7° giorno - 16 agosto, Scilla, Serra San Bruno: scendiamo fino alla bellissima Scilla. La strada è sicuramente tra le più belle che abbiamo percorso, ci offre un paesaggio spettacolare, tra le montagne scorci di mare, e poi, con una piccola deviazione in una stradina a casa di contadini per vederla meglio, ecco la Sicilia e le isole Lipari!! Chianalea di Scilla, il borgo sul mare, nonostante sia molto turistico, è suggestivo e perfetto per una passeggiata romantica. Dopodiché ritorniamo in montagna, la seconda del nostro viaggio, ossia le Serre. Probabilmente non scegliamo la strada più bella per salire, visto che quella consigliata ai motociclisti si trova sul versante opposto mentre noi decidiamo di salire dal versante tirrenico. La destinazione è la cittadina di Serra San Bruno, che si rivela una piacevole scoperta. Anche qui troviamo una città in festa, stavolta è San Rocco il protettore della città. Serra San Bruno sembra un centro molto attivo culturalmente e socialmente, dove spicca la Certosa, una fra le due Certose italiane dove ancora vivono i monaci certosini. Difatti, per questa ragione, non è possibile visitare la Certosa ma solo il Museo, fondato apposta per dare la possibilità di testimoniare da vicino la vita dei monaci.
8° giorno - 17 agosto, Spiaggia di Caminia, Soverato: l’ultimo giorno è dedicato al mare. Scendere è come al solito bellissimo e ormai siamo abituati a passare in mezzora dalla montagna al mare, da un’aria piacevolmente fresca al sole cocente che sbatte su di noi e sulla moto. Caminia è una bella spiaggia con un bel mare anche se non ci conquista fino in fondo e non rappresenta uno dei posti più indimenticabili. Dopo un pomeriggio di mare, in serata facciamo un salto nella giovanile Soverato, classica cittadina di mare che l’estate decupla la sua popolazione. In effetti si presenta come un bel centro per la movida calabrese, con concerti, discoteche e un bel lungomare.
9° giorno - 18 agosto, Sila, Lorica: il viaggio di ritorno ci porta nella terza montagna calabrese del nostro trip: la Sila, altopiano che attraversa ben tre province (da sud: Catanzaro, Crotone, Cosenza) ed in moto diventa molto piacevole per le sue dolci curve e il suo verde. Lorica è fra le località più alte, decidiamo di fermarci lì per pranzare in un ristorante (lo Scoiattolo è il nome) dove il menù è scritto a penna su un foglio bianco A4 e si affaccia sul lago Lorica. Particolarmente bassi i prezzi! Dopo pranzo ripartiamo, ultime due ore e mezza di strada tra Camigliatello, Baraccone e Piana Caruso fino ad arrivare alle ultime curve da cui spunta il Castello Ducale di Corigliano Calabro, scorcio degno conclusione di questo nostro meraviglioso viaggio.
Da bella penisola qual è, crediamo che il modo più bello di visitare in moto questa terra sia da un versante all’altro, tagliando in continuazione a zig zag l’intera regione. Noi abbiamo scelto di “circumnavigare” la Calabria, non il modo più semplice e naturale considerato anche che sul lato ionico esiste solo una – pessima – strada (la SS 106), ma quello che ci permetteva di vedere i posti che desideravamo e soprattutto di osservare prima da lontano, girando intorno, e poi da vicino il principale desiderio del nostro viaggio: il selvatico, misterioso e abbandonato Aspromonte.