2015 - Balcani interni

Percorso di massima

Dati salienti

Km percorsi: 4.259 km, di cui circa 100 di fuoristrada in Croazia e Albania.

Durata e periodo: 14 giorni, dal 9 al 23 luglio 2015

Nazioni attraversate: Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Serbia, Bosnia-Erzegovina

I luoghi più belli: in Croazia -> Primosten, isola di Brac; in Albania -> parco nazionale di Theth; in Serbia -> Novi Pazar; in Bosnia-Erzegovina -> Sarajevo

Stato delle strade: in Croazia strade mediamente molto ben tenute, sia le litoranee, sia le strade sulle isole e sulle montagne. Abbastanza buono il livello delle strade del Montenegro. Drastico peggioramento in Albania: qui occorre la massima prudenza in quanto il fondo è generalmente pessimo salvo rare eccezioni (di sicuro le strade peggio messe che ci è capitato di percorrere fino ad ora). Da accettabili a buone le strade sia in Serbia che in Bosnia-Erzegovina... del resto, dopo quelle albanesi, pare di viaggiare sul velluto! In Slovenia il livello di sicurezza delle strade è eccellente, con asfalti ottimi sulle strade che abbiamo percorso.

Note e curiosità: primo viaggio lungo con la Super Ténéré ed ultimo viaggio con partenza da/ritorno a Milano; infatti ci siamo dimessi entrambi dal lavoro per trasferirci a Teramo, in Abruzzo, terra di Francesco e che diventerà quella di adozione di Roberta. Così, lasciato il lavoro, ci siamo concessi 15 giorni (stavolta a luglio e non ad agosto) nei Balcani "profondi".
Un viaggio molto vario e pieno di stimoli, dai forti contrasti, con qualche pugno nello stomaco ed un po' di riflessioni. Un viaggio pieno in terre in parte ancora fuori dai "soliti giri" del turismo e che, proprio per questo, consigliamo.
L'Albania ci ha colpito per la sua arretratezza unita ad enormi potenzialità inespresse. Ci abbiamo passato poco tempo ma recupereremo presto.
Sarajevo è stato il momento più intenso del viaggio, una città che ci ha rapiti e dalla quale non volevamo andare via.
Il confine Albania-Kosovo è stato lo scenario per "l'arresto" di Robi: proprio così, per 5 minuti Roberta è stata trattenuta. Un po' di pazienza e nel racconto di viaggio verrà svelato di più! Per ora solo un consiglio: onde evitare spiacevoli malintesi o farsi rifiutare in alcune frontiere, portate con voi il passaporto.

Consumo e costi carburante: abbiamo consumato 228,36 lt. di benzina, spendendo complessivamente 307,87 €, percorrendo in media 18,65 km/lt.

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Riassunto del viaggio e tappe

Seconda volta per noi nei Balcani, stavolta più interni e, come li abbiamo chiamati noi, "profondi" (nel senso di intensi ed interni geograficamente).

Partenza da Milano, rapida sgroppata fino alla parte nord croata; poi giù sino al Montenegro e nord Albania. Il mancato ingresso in Kosovo con ritorno in Albania e di seguito la Serbia e la Bosnia-Erzegovina. Risalendo verso nord, ci siamo fermati 3 giorni nella croata isola di Brac, per ritemprarci e goderci un po' di mare. Ritorno veloce verso Milano, passando per la Slovenia, a chiudere il viaggio.

Godetevi le tappe del viaggio e non esitate a contattarci se avete domande sui posti visitati!

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1°-2° giorno - giovedì 9-venerdì 10 luglio: lasciata Milano, la tappa di trasferimento del primo giorno ci fa sciroppare pallosa autostrada fino al confine sloveno; qui preferiamo le statali e ci godiamo il verde territorio fino ad arrivare in Croazia. Ci concediamo una pausa visitando al volo parte dell'isola di Krk, collegata alla terraferma con un impressionante ponte a pedaggio. Primo pernottamento (tramite il nostro fedele sito Airbnb.com) nei dintorni di Fiume.
Il giorno dopo continuiamo la discesa verso sud, attraversando in parte zone già viste nel viaggio del 2013, affiancando l'isola di Pag, godendoci anche strade interne, scendendo fino a Primosten, stupendo paesino che ci era rimasto impresso due anni prima ed in cui decidiamo di pernottare e concederci una cenetta da ricordare nella Gastionica Varos.

3°-4° giorno - sabato 11-domenica 12 luglio: non facendoci mancare un paio d'ore di mare, ci dirigiamo spediti verso il Montenegro. La Croazia, pur stupenda, non è la meta di questo viaggio ma solo un piacevole passaggio. E allora via verso Budva, Montenegro, dove abbiamo prenotato una sistemazione non lontano dalla città ma comunque in mezzo al nulla, come piace a noi. Fatichiamo a trovarlo e siamo aiutati da due simpatici ed anzianotti agricoltori che, non si sa come, ci capiscono e chiamano al telefono i proprietari dell'alloggio, lontano un paio di km. Magia dell'essere in viaggio ed essere aiutati dagli estranei!
La domenica 12 segna per noi il vero inizio dell'avventura: puntiamo le verso l'Albania. Già al confine ci accorgiamo che questo sarà il Paese più arretrato sin qui visitato. Lenti ma gentili, i doganieri ci fanno passare, non prima di aver pagato l'assicurazione sul mezzo, visto che quasi tutte le compagnie non coprono l'Albania.
Il paesaggio, dal verdeggiante montenegrino, si fa subito più secco; le strade di questo nord albanese sono piuttosto malmesse (e non abbiamo ancora visto nulla!); il navigatore, che in teoria dovrebbe aver tutto il territorio, mostra una simpatica schermata bianca, alzando bandiera bianca.
Pranziamo a Koplik, brutto paese in cui però troviamo dei ragazzi pronti a spiegarci i menù in lingua locale. Noi all'inizio pensavamo volessero truffarci in qualche modo... soliti malfidati italiani! Nel frattempo, nel parcheggio, ci si sono affiancati alla moto alcuni fuoristrada di Discovery Channel Polonia. I percorsi selvaggi e gli angoli da scoprire non mancano di certo in questa parte dei Balcani.
Prenotato un alloggio a Scutari per ben 18 €, pensiamo di raggiungere nel pomeriggio la vallata di Theth, per poi appunto arrivare la sera a Scutari; i piani si rivelano decisamente sbagliati! La strada per Theth, dopo un primo tratto asfaltato di fresco con fondi europei, diventa un impegnativo sentiero sterrato. I fuoristrada di Discovery Channel ci passano e capiamo che lì ci vogliono dei mezzi adatti per procedere. A 2.000 mt slm, carichi ed in due, a me viene un po' lo sconforto pensando che ci sono ancora 20 km di fuoristrada molto impegnativo per arrivare a Theth; Roberta, però, ci sprona a proseguire e per fortuna! Dopo tanti tratti impegnativi per noi e per i fuoristrada polacchi (che sorpassiamo e ci lasciamo sorpassare varie volte), raggiungiamo verso le 19 una vallata magica, racchiusa tra monti di 2.500 mt, con poche, semplici casette, tutte utilizzate solo d'estate per accogliere quei pochi che si spingono sin qui.
Alla prima piccola struttura ricettiva ci propongono il pernotto a 10 euro a persona; quando gli diciamo che abbiamo un alloggio a Scutari, si stupiscono che, in moto e stanchi morti, con la sera che sta arrivando, vogliamo ripartire. Ci facciamo due conti ed in effetti sarebbe da pazzi ripartire con 2 ore di strada davanti, 80% di sterrato duro ed il pericolo di cadere o forare senza nessuno che possa aiutarci. Decidiamo di rimanere. Passeremo la notte nella bettola più bettola mai vista (una ex stalla riciclata a dormitorio, qualche letto ed un bagno in comune), ricordandola come una delle serate più intense della nostra vita di viaggiatori. Cena spartana con quel che hanno (poca carne, cipolle, cetrioli, pomodori, olive), una lunga chiacchierata e birra con l'altro unico motociclista, un ragazzo tedesco su una vecchia Transalp, ed il suo amico che lo ha raggiunto con i mezzi pubblici dalla Germania e che così proseguirà: grandi!

5° giorno - lunedì 13 luglio: le parole con cui Roberta descrive il nostro risveglio sul nostro diario di viaggio sono illuminanti: "Formaggio, confettura di fichi, burro, uova sode, pane e miele. La colazione "home made" che ci è stata offerta in questo posto a Theth, che definire ruspante non rende l'idea. Sapori forti, visi rilassati e tosti della gente che vive qui, anche solo per la stagione estiva, io mi domando come si fa".
Ripartiamo e ci sciroppiamo lo sterrato in salita, più facile che all'andata ma non troppo. La Tenerona si mostra davvero granitica, carica come un mulo, anche se scalda come un forno visto che siamo sempre in prima.
Usciti da questo posto di aspra montagna albanese, riprendiamo le statali che, passando da Scutari (dove poi non abbiamo pernottato la sera prima, perdendo 18 euro... altrove ce ne avremmo lasciati molti di più!) e proseguendo in direzione Kosovo. Sappiamo che: 1) con la carta di identità valida per l'espatrio tendenzialmente non dovremmo avere problemi ad accedere; 2) non possiamo assolutamente lasciare il Kosovo tentando di accedere in Serbia, saremmo respinti (i due Paesi ancora non si riconoscono a vicenda).
Percorriamo un'autostrada finita da poco che sale dalla costa albanese su per i monti, verso Kukes e poi al confine kosovaro. Dietro ad ogni curva ci può essere di tutto: in più occasioni evitiamo vacche e persone che attraversano! Frontiera albanese, usciamo; frontiera kosovara, coda. Attendiamo. Al nostro turno, sorpresa: io passerei (con il passaporto), Roberta no (perchè non riconoscono la carta di identità come documento valido!). A nulla servono delle blande proteste che accampiamo, ci fanno accostare ed entriamo in ufficio. Duri ma non scortesi, ci confermano che non possiamo entrare in Kosovo. Per 5 minuti Roberta è ostaggio del territorio di nessuno, impossibilitata a tornare in Albania o ad entrare in Kosovo. La funzionaria mi propone di proseguire io, da solo... grande idea del c...o!
Dopo varie scartoffie, Roberta ha un lasciapassare che le permette di rientrare in Albania. Non ci resta che far la strada in senso inverso, ricalcolare le nostre mete ed affrettandoci a raggiungere la costa albanese in tarda serata, trovando una laguna nei pressi di Fushe Kuqe. Altra esperienza assurda di giornata: la laguna ha diverse alberghi in costruzione o da poco ultimati. A colpo d'occhio il paesaggio è straniante, con diverse palafitte sospese sull'acqua, utilizzate come sala ristorante o bungalow dei vari hotel. Scegliamo un albergo che sembra terminato e discretamente accogliente. Nulla di pi sbagliato! La stanza è mancante di varie cose (doccia terminata a metà, mancano gli asciugamani, il condizionatore è finto, o meglio un ventilatore inutile), ma non certo di decine e decine di zanzare giganti. Il ragazzo che da solo gestisce il tutto in questa serata, ci dice che in camera aveva disinfestato... meno male! Gli diciamo che mancano varie cose e Victorio, così si chiama, prova a farsi in quattro per noi, andando a cercare chissà dove in paese (a quell'ora) dell'insetticida. Ne spruzziamo un litro ovunque, prima di uscire per andar a cenare in un ristorantino lì vicino (mangiando anche bene per pochi euro). Tornati, le zanzare sono decimate e crolliamo a letto.

6° giorno - martedì 14 luglio: la mattina dopo, scendendo le scale per raggiungere la colazione a piano terra, su un pianerottolo ci saranno state 300 zanzare giganti di laguna, morte, a terra... Victorio ci ha preso in simpatia (parla anche un esilarante italiano) ed è andato a comprare dei croissant industriali da accompagnare con quel che ha. In pratica questo hotel ha aperto ma non è affatto finito e manca anche il cibo per la colazione. Glielo facciamo notare in maniera bonaria e lui non sa proprio di cosa parliamo, dice che è tutto ok! Ci lascia il numero di cellulare mentre andiamo via, dicendoci che di lì a pochi mesi si sarebbe trasferito a Roma a lavorare in una pizzeria di un parente... forse sarai meglio come pizzaiolo che come albergatore, simpatico Victorio!
Ripartiamo spediti, salutando l'Albania e le sue contraddizioni, torneremo sicuramente anche qui per approfondire questa Nazione. Per questa giornata la meta finale sarà Novi Pazar, in Serbia. Dal punto sulla costa albanese in cui ci troviamo e dovendo evitare il Kosovo, il giro da fare è lungo: tocca risalire verso nord, tornare in Montenegro e tagliare verso est. All'apparenza una giornata di puro trasferimento, si trasforma in una piccola avventura quando, lungo una statale che passa all'interno di una gola, troviamo una lunghissima coda di camion ed auto. Chiediamo e ci dicono che c'è una frana più avanti; quando raggiungiamo il blocco, sorpassando tutti (santa moto!), scopriamo che non è un piccolo smottamento ma è venuta giù mezza collina, sbarrando l'unica strada che passa di là. I tempi di riapertura sono incalcolabili (ci dicono ore, forse tutta la notte), ma noi dobbiamo essere a Novi Pazar necessariamente! Allora proviamo a vedere se ci sono vie alternative: un camionista ci segnala che ci sono delle strade sterrate che passano sopra le colline; ci proviamo, tanto siamo fermi qui... iPad alla mano, proviamo a seguire le tracce microscopiche sulla mappa. L'idea non è venuta solo a noi e, dopo un paio ci chilometri di stradina stretta, il traffico si fa sempre più intenso. Viuzze secondarie, di campagna, improvvisamente utilizzate da decine di mezzi; in molti punti non si passa in entrambi i sensi ed ecco gli ingorghi. Esasperati dai tanti stop, in cui neanche noi in moto riusciamo ad avanzare, tentiamo un ulteriore digressione verso vie sterrate ancora più impervie. Questa idea, a differenza dell'altra, l'hanno avuta in pochi ed evidentemente c'era un perché: da viuzze strette ma (quasi) asfaltate, si passa al fuoristrada puro. Solo 3-4 temerari in auto ci seguono o ci precedono. Passa una buona mezz'ora di sobbalzi e velocità da lumaca ed arriva un bivio. Qui non sappiamo veramente che strada seguire, non si capisce neanche con GPS alla mano. In preda allo sconforto, ci fermiamo per qualche minuto. All'improvviso una sgangherata Golf sbuca dal nulla, è senza targa ed ha loschi figuri dentro. Non sembrano cattivi, sono solo... strani! Questi ci strombazzano e ci fanno cenno di seguirli. Ci diciamo "peggio di così non può andare, tanto vale tentare!". Beh, noi ed altre 2-3 auto seguiamo la nostra guida improvvisata e, dopo un'ora di gincana, boschi, piccoli guadi, sbuchiamo di nuovo sulla strada statale, 200 mt al di là della frana! Un piccolo miracolo, del quale ringraziamo strombazzando i nostri amici sulla Golf.
Spediti raggiungiamo Novi Pazar, ci sistemiamo a casa di un serbo che affitta alcune camere spartane ma pulite e ci buttiamo nelle vie del centro. C'è molta gente ed è piacevole girare. Mangiamo in un ristorantino alla buona i migliori cevapcici della nostra vita. Buonanotte!

 7°-9° giorno - mercoledì 15-venerdì 17 luglio: la Serbia scorre sotto le nostre ruote. Il Paese considerato più duro e violento tra quelli di questa parte dei Balcani, si lascia guidare con piacere ma anche con una sensazione strana addosso: sarà per i bimbi realmente stupiti di vederci, per le numerose moschee o per le facce mai veramente amicali di chi ci incrocia, queste poche ore ci lasciano sentimenti ambivalenti sulla Serbia. Già l'ingresso del giorno prima alla dogana non era affatto stato dei più cordiali: arriviamo nel momento del cambio del turno. Lo fanno con una lentezza esasperante, quasi strafottente. Ci fanno attendere senza apparenti motivi e, nel momento del controllo documenti, sono davvero scortesi, di gran lunga i più antipatici tra i doganieri. Insomma, un popolo che sicuramente avrà tanto da dare, ma anche da prendere con le molle.
Ma il vero punto d'arrivo della giornata è la Bosnia-Erzegovina e, in particolare, il vero motivo del viaggio è Sarajevo e non vediamo l'ora di arrivarci. Sul diario Francesco descrive in questo modo l'arrivo in città: "Sarà che sono due anni che la penso, ma l'ingresso a Sarajevo mi ha emozionato molto. Dalle verdi montagne, attraverso gallerie e gole, si sbuca quasi direttamente al centro (noi siamo arrivati da est). Si è subito immersi nella vivacità, nella varietà degli edifici, nella moltitudine dei volti. Europa eppure Medio-Oriente. Moderno con antico. Colori, caos e buchi sui muri ancora ben visibili". Ecco, un caleidoscopio, una interessantissima città provata da un assedio che ha fatto storia e che qui continua ad essere visibile, ma che non sta fermando una ripresa della vita in ogni sua forma, facendone un crogiuolo tra i più particolari e degni di nota nel Vecchio Continente in questo momento.
La città ci rapisce, ci affascina, ci si srotola ai piedi; le sue piazzette, le sue moschee, sinagoghe e chiese una accanto all'altra, il tunnel della fuga vicino all'aeroporto; gli autobus ancora vecchiotti ed i nuovi negozi alla moda, le belle ragazze e gli anziani che devono averne vissute tante. La pelle d'oca è frequente e questo luogo ci strega. Nonostante poi avremmo dovuto correre, decidiamo di trascorrere non 2 ma 3 giorni a Sarajevo. Sembra assurdo che la storia si sia accanita cos tanto con questo gioiello di città, non tanto bella quanto tremendamente densa di significato, di vibrante vita, di volti veri e di una storia ancora in fieri. Straordinaria Сарајево!
Non annoiamo chi legge oltre, segnaliamo solo velocemente alcune cose viste e da non perdere: il tunnel sotto l'aeroporto, come dicevamo, unica via d'uscita e di ingresso durante l'assedio iniziato nel 1992 e terminato solo 3 anni dopo; il centro ed i bei caffè, dove godere dello "struscio" locale, semplicemente contemplando l'umanità che passa o che gioca a scacchi nelle piazzette; la celebre biblioteca, vista solo da fuori purtroppo; il ponte latino che, come altri, attraverso il fiume Miljacka
Torneremo, eccome se torneremo...

10° giorno - sabato 18 luglio: lasciamo a malincuore Sarajevo ma il viaggio continua ed ancora sono molte le mete che vogliamo visitare. In serata vogliamo raggiungere Spalato; ovviamente in mezzo non ci facciamo mancare nulla e, dopo una tappa nella deliziosa Jajce (in lizza per entrare nella "club" UNESCO), pranziamo in nell'eco-villagio di Zelenkovac: tra follia e lucidità, questo luogo è un'oasi fatta di case di legno, semplicità e zero consumismo. A volerla vedere con cattiveria, sembra un progetto di figli dei fiori fuori dal tempo, ma sarebbe miope, anche considerando che si trova nella martoriata Bosnia. Piuttosto è stato ed è una lucida visione di un artista, rifugiatosi nei pressi del mulino ad acqua di famiglia e, da qui, creatosi una comunità di poeti e pittori, oggi ancora attiva e poco battuta dal turismo. Una bella sopresa ed una meta diversa dal solito, sicuramente da scoprire. Ci deliziamo con limonata autoprodotta e cevapi, onnipresenti e buonissimi!
Nel tardo pomeriggio arriviamo a Spalato e subito prendiamo il traghetto per l'isola di Brac: abbiamo, infatti, deciso di terminare in bellezza il viaggio, con 3 giorni sulla splendida isola croata!

11°-13° giorno - domenica 19-martedì 21 luglio: la nostra casa sarà Sutivan, uno dei pochi paeselli dell'isola di Brac. Famosa per la sua famosa spiaggia di Bol, ha un mare stupendo che ci rinfranca. L'alloggio è affittato da una simpatica e giovane famigliola con cui facciamo subito amicizia.
In questi 3 giorni facciamo un po' di spiaggia, passeggiate, affitto mountain bike con giro nell'entroterra ed un po' di fuoristrada (e Robi se la cava benissimo con le sue derapate non volute!), immersioni (ma solo Roberta, Francesco ha una fifa blu dell'acqua!), svaccamento sulla stupenda lingua di ciottoli di Bol. Una degna cavalcata finale prima del termine di questo ennesimo e bellissimo viaggio. L'isola di Brac ci rinfranca e ci lascia un buon sapore in bocca e grandi immagini negli occhi.
Una parentesi riguardo l'immersione di Roberta: è una esperienza che l'ha emozionata, spaventata in parte, ma che le ha fatto vivere uno dei sogni che ha sempre avuto, essere a metri e metri sott'acqua, esplorare anche quel che c'è "sotto"! Un tour organizzato che è durato abbastanza, almeno un paio d'ora, di cui una 30ina di minuti di immersione vera. Bombole, zavorra, respiratori... tecnica di respiro, affrontare le proprie paure, eccitarsi per essere in un ambiente affascinante sebbene potenzialmente ostile. Un'altra cosa che ha arricchito il viaggio e che Robi si porterà nei ricordi.

14°-15° giorno - mercoledì 22-giovedì 23 luglio: le ultime 48 ore di viaggio sono servite a tornare a casa a Milano. Un pernottamente a Fiume è stato l'ultimo scorcio di viaggio, prima di tornare in Italia ed affrontare la noiosa trasferta autostradale. Varcata la soglia di casa in via Fracastoro, già i pensieri correvano alle due settimane appena concluse, alle Nazioni attraversate ed alle emozioni vissute.
Alla prossima cavalcata!